CORRIERE DELLA SERA : "gustose invenzione registiche"
Il laghetto occhieggia d’azzurro vivissimo nelle nebbie del mattino; dal l’indaco del tramonto al rosa dell’ alba, il cielo è un continuo trascolorare di incanti : La Sonnambula di Bellini in scena in questi giorni è tutta immersa in un rosolio di dolci suggestioni romantiche, luci stupende, pennellate fiabesche come in un paesaggio di Karl-Friedrich Schinkel. E il vero Biedermeier italiano. Che il giovane regista Waldemar Kamer per fortuna dipinge e rispetta senza sovrapporvi allegorie sociali o icosaedri scaleni o metaforici solidi di rotazione. E lui a brillare in quest’ opera, ancor più de bel calore schubertiano infuso da Maurizio Barbacini (…) e ancor più delle voci (…). Gli effetti più gustosi restano le invenzioni del regista. Che si prende anche molte libertà. Il conte, ad esempio, atterra in mongolfiera (…) e cambia la frase “come noioso e lungo/il camin mi sembro” in “Come noioso e lungo/ il volo mi sembro”. Lisa, che sul letto del conte, e con mosse non poco sensuali, si è fatta infilare certi stivaletti bricconcelli, viene poi da Teresa accusata di conseguenza : invece de “Questo vel fu rinvenuto/ nella stanza del Signor !” udiamo “Queste scarpe a tuoi piedi/ son regalo del Signor !”.* (…) Nelle mani di Kamer, molti luoghi dell’opera appaiono davvero ameni : l’agile driade-folletto (…), le nere zie (…), il notaro (…). E per non sciupare la sorpresa, diciamo solo: nel finale, occhio alla mongolfiera…
CORRIERE DI COMO : "perfetto garbo e eleganza francese"
Le suggestioni e atmosfere lariane che avevano tanto affascinato Bellini sono state motivo inspiratore della splendida resa visiva dello spettacolo. In perfetta sintonia con l’idilliaco paesaggio sonore del melodramma di Bellini, la prestigiosa mano del scenografo erbose Ezio Frigerio ha disegnato un suggestivo scenario con grandi faggi e colline boschive sullo sfondo, punteggiato di macchie d’acqua a ricordare l’ambientazione lacustre. In questa natura sospesa – in cui si integrano perfettamente le morbide luci di Pascal Mérat e i costumi di Franca Scuarciapino – hanno trovato spazio le originali soluzioni registiche ideate da Waldemar Kamer, giovane olandese che ha riscostruito una Sonnambula leggera, di perfetto garbo e di francese eleganza, ma anche ricca di gustose trovate piacevoli e spiritose.
Vincenzo Bellini era un uomo fino, raffinato, elegante e la sua Sonnambula, se la si ascolta al pianoforte, è stranamente simile alle lunghe melodie di Chopin, alle sue “lunghe passeggiate dell’anima”. Si capisce subito come i due uomini si comprendessero perfettamente. Artisti noti, ricevuti nei più importanti salotti parigini, non venivano mai lasciati da una certa melanconia, un profondo senso di solitudine, una specie di malessere endemico, una costante nostalgia della propria terra. Entrambi si sentivano ovunque stranieri.
Bellini compose la Sonnambula nel 1830 sulle rive del lago di Como ove si trovava per un periodo di convalescenza. Era la prima fase di quella malattia che lo avrebbe fatto morire cinque anni più tardi. Questa immagine non mi ha più lasciato: un uomo di trent'anni che si aggira per il paesaggio lacustre sognando una vita, una innocenza e una vitalità che non potrà avere: il suo impeto è giovane ma i colori sono già quelli dell’autunno. – Cosi ho capito la famosa “morbidezza” belliniana…
E’ proprio questa immagine dell’uomo solitario che ci ha spinto ad ambientare la scena di un piccolo villaggio svizzero sulle rive del lago di Como. Questa trasposizione, che potrebbe sembrare strana, viene però spiegata dalla musica, decisamente più romantica del libretto.
Inutile biasimare il librettista Felice Romani che aveva appena “sotterrato” il libretto di Ernani per timore della censura milanese (lo riproporra’ a Verdi quattordici anni più tardi). All’ultimo momento in fatti si pensò di utilizzare il tema trattato nello spettacolo che va allora per la maggiore a Parigi: un balletto-pantomima dal titolo “La sonnambula o l’arrivo di un nuovo signore”; un adattamento di un frivolo vaudeville di Eugène Scribe datato 1819. Il tutto si dipanava sul tema del figlio ritrovato e della madre colpevole. Con la nuova figura del conte, Scribe evidenzia anche un tema politico tipico della Francia della Restaurazione: “Che cosa accadrà quando gli aristocratici riprenderanno il potere”? Romani, probabilmente su suggerimento di Bellini, non conservò nulla di tutto ciò. Evita infatti il finale molto francese in cui un “gentlemen–agreement” risolve l’onta di un tradimento, elimina tutti i riferimenti politici, ignora i doppi sensi a sfondo sessuale. Risultato, il libretto romantico di Romani non è che un pallido riflesso di quello fresco e frivolo di Scribe.
Luchino Visconti, che lavorò sulla produzione di Leonard Bernstein nel 1955, risolse realizzando una Sonnambula simile a una “azione“ danzata in cui venivano inseriti alla fine due altri balletti. Ne Lo spettro della Rosa di Weber e le Suite di Danze di Čajkovskij, Carla Fracci indossava lo stesso corsetto bianco di Maria Callas in Amina. In oltre la Divina portava un sontuoso collier di vere pietre preziose per incarnare una prima donna/prima ballerina che recitava la parte della fanciulla pura. La scenografia naïf era di carta pesta e nel finale i lampadari della Scala si illuminavano come per fare rivivere i leggendari concerti della Malibran. Il teatro nel teatro e apparentemente splendido.
Oggi però vogliamo rendere giustizia ai sogni di Bellini, così con la mia collaboratrice Cordelia Dvoràk, ci siamo tuffati nelle sue stesse letture: Scott, Byron, Hugo, Shakespeare e tutte le loro eroine sull’orlo della pazzia. La Sonnambula però non è La Norma e Amina non è Lady Macbeth né Lucia di Lammermoor. Tutto è più lieve, sottile, fragile – come se le nebbie del lago di Como si fossero diradate nei contorni…
Quando Bellini scoprì per la prima volta la musica di Beethoven esclamò: “è bella come la natura”. Nella Sonnambula vogliamo ritrovare questo spirito: la natura conserva tutti i suoi misteri e il suo potere di seduzione. La Sonnambula non è un dramma, non è una sinfonia ma una poesia, leggera e profonda come “Le Notti” di Musset, misteriosa come “Gli inni alla Notte” di Novalis e affascinante come i Notturni di Chopin.
Questa “folle notte” che precede le nozze è un “notturno” pieno di misteri: è una notte di luna piena in cui non siamo più padroni di noi stessi, fino all’alba… Noi desideriamo proprio questo: che la nostra Sonnambula sia un sogno, che si possa sognare tutti insieme; un incanto in cui il tempo sospende il volo, piacevole come i sogni di Bellini, fatti nei momenti di solitudine davanti al lago, accompagnati dal soffio di una brezza leggera di una notte di mezza estate.